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PETER PAN GUARDA SOTTO LE GONNE

PETER PAN GUARDA SOTTO LE GONNE
TRILOGIA SULL'IDENTITÀ - CAPITOLO I
ideazione Liv Ferracchiati
Peter Pan guarda sotto le gonne, primo capitolo della sua Trilogia sull'identità, racconta l'infanzia di un undicenne degli anni ’90 nato in un corpo femminile, osservando come il transgenderismo possa assumere le sembianze della spontaneità e persino della tenerezza. Il centro tematico del lavoro è la scoperta dei primi impulsi sessuali e lo scontro con i genitori per affermare la propria identità.
Con questo spettacolo, come nel successivo capitolo della Trilogia, Stabat Mater, viene posta con forza la domanda su cosa significhi affrontare una transizione, anche solo mentale, dal femminile al maschile: un’esperienza destinata a dissolvere ogni certezza, tanto più se precoce.
Peter Pan non sa dare un nome a quanto gli accade e ha paura.
Gli adulti consegnano, impongono parole ai piccoli. Parole, cioè nomi, che sono sintesi stratificate di concetti omologati. Nomi che, attraverso il processo di astrazione, hanno definito nei secoli le funzioni delle cose e delle persone. Peter Pan non conosce nomi per quello che intimamente percepisce di sé.
Questa è la principale ragione del suo smarrimento, la paura nasce soprattutto dal non saper narrare, anche a se stesso, quello che accade. Qui, si inserisce il personaggio di Tinker Bell, “la Fata che esiste”, che svolge per lui il ruolo di mentore o, meglio, una sua grottesca, verbosa imitazione.
Tinker Bell spinge ruvidamente Peter verso la sua intima natura e, al contempo, si propone al pubblico come tramite approssimativo, per accompagnarlo nella scoperta di quello che si nasconde dentro l’apparenza della ragazzina che gioca a pallone e, forse, anche di tante altre persone tra noi.
Mentre il personaggio della compagna di giochi, Wendy, una ragazzina dotata di spavalda femminilità che è forse il suo primo amore, diventa per Peter un acceleratore di consapevolezza, l’Ombra, interpretata da un danzatore, rappresenta la natura e, forse, il futuro di Peter.
Parola e danza sono i linguaggi scelti per il racconto: la drammaturgia testuale disegna un parlato semplice e realistico, tipico dei preadolescenti, attraverso il quale si ricerca leggerezza, mentre la danza tratteggia zone di senso diversamente inesprimibili.

“La Trilogia sull’Identità è il racconto di storie ordinarie in cui il transgenderismo non è l’unico centro. Trattare il tema dell’identità di genere per noi ha significato interrogare la nostra natura di esseri umani e la nostra possibilità di essere liberi. La raccolta dei materiali per questo progetto inizia nel 2013 e siamo arrivati alla conclusione che la transizione è, prima di tutto, un percorso mentale verso la costruzione dell’identità di un individuo.  I cambiamenti fisici, seppure fondamentali per alcune persone transgender, non crediamo siano il fulcro della questione e, a poco a poco, non sono più stati nemmeno il fulcro della nostra indagine.  Andando avanti nel nostro percorso teatrale ci siamo accorti che non era poi così interessante nemmeno l’identità di genere, ma, per dirlo con le parole di Paul B. Preciado: «[…] La cosa importante era opporsi alla standardizzazione che identifica come patologia quello che non riconosce. Il resto è una tassonomia, un sistema di classificazioni […].». Il materiale raccolto è stato ripartito in tre spettacoli, dando vita a tre differenti proposte di linguaggio: peter pan guarda sotto le gonne, mostra la parola come mancanza e incapacità di comunicarsi, stabat mater la innalza a strumento di rappresentazione e ricostruzione della propria identità, mentre in un eschimese in amazzonia diventa metafora della fragilità di qualsiasi forma scegliamo per noi stessi.”

Liv Ferracchiati / The Baby Walk